martedì 24 aprile 2012

Trama Extra - Fuga


*Si passa una mano intorno al collo e lo sente... E' lì, come lo è stato negli ultimi... quanto? Tremila anni? Quattromila? Bella domanda... L'unica cosa di cui è certa è che ce l'ha sin da quando il suo corpo è stato abbastanza grande da poterlo tenere. Quel collare da schiava che lei sa pesare parecchio, ma a cui ormai ha fatto l'abitudine, come tutti gli altri prigionieri. Così freddo che sembra congelare l'anima, oltre che i poteri... Quali poteri, poi, non lo sa neanche lei. Dopotutto non ha mai potuto sapere se ne ha o no, visto che nel Tartaro ci è praticamente nata e, beh, sin da poco più che bambina non si è mai potuta togliere quell'affare dal collo. Gli unici poteri che sa di avere, in effetti, non sono neanche realmente suoi e, infatti, con o senza quel gingillo, il demone nel suo corpo fa comunque quel che gli pare e piace. Incubi... sin da quando qualcuno ha liberato quelle creature dal Vaso di Pandora, Incubi è toccato a lei. Non ha mai capito il perchè, in verità... Ha solo sentito dire che molti di quei demoni siano finiti tra i prigionieri del Tartaro, come lei, Rhea, Crono, perchè coloro che hanno fatto il danno non erano abastanza per prenderli tutti nei loro corpi... E tra questi ci sarebbe dovuto essere Gideon, almeno in teoria. il SUO Gideon, suo marito, padre del figlio che le è stato portato via e ucciso da Zeus di fronte ai suoi occhi... Quel ricordo è ancora così vivido nella sua mente che è come se fosse appena accaduto... Gli occhi blu, come quelli dell'uomo che amava, che la guardavano mentre il re degli dei sferrava il colpo mortale. Involontariamente, come per riflesso condizionato, si accarezza un polso, adesso perfetto, candido e pulito, come se non fosse mai accaduto che, per disperazione, aveva strattonato tanto forte le catene da strapparsi una mano. E ha sopportato tutto questo da sola... E' vero che c'erano alcuni che la consolavano, la confortavano nelle situazioni peggiori, come la zia Mnemosine, ma lui non era lì. Eppure l'aveva promesso... Aveva giurato che sarebbe tornato per lei, per Steel, per portarli fuori da quel luogo poco meno che infernale. E invece... è lì. E' ancora lì. Senza suo figlio. Senza suo marito. In una cella, tra dei che la disprezzano e la guardano con odio, temendola e rispettandola solo e unicamente per paura di quel demone che avrebbe potuto sfigurarli, ferirli, torturarli e ucciderli mentre dormono. La figlia bastarda di Rhea. E' questo che è, in fin dei conti. Odiata da Crono per questo, odiata da Rhea stessa... in sostanza tutti la odiano, chi per un motivo, chi per un'altro, molti senza che neanche lei capisca il perchè. Sembra assurdo che solo Alastor, una guardia, oltretutto, qualcuno che avrebbe avuto un motivo valido per odiarla, fosse stato l'unico a fare davvero qualcosa per proteggerla. E' lui il motivo per cui mamma e patrigno sembrano dei cari, vecchi nonnini... Beh, forse non troppo "cari", nonostante tutto. 
- Che diamine è stato? -
- Non lo so, il rumore viene dai muri! -
- Cazzo! Quelle crepe! -
- Si stanno allargando! -
Sente le voci concitate in lontananza... Le guardie sono allarmate e, dopo pochi attimi, capisce il perchè. Si scosta di colpo dalla parete alla quale era poggiata, sentendola tremare e, girandosi, la scopre piena di profonde crepe che vanno a espandersi sempre più, anche sulle altre mura. - Liberrrrrtà.... - Sibila incubi nella sua testa. Libertà? Ma come... Che...? Qualunque pensiero viene interrotto quando, d'un tratto, sente scattare qualcosa nel collare che le circonda il collo e... cade. Con un tonfo, seguito da altri, quella diavoleria cade per terra, come quelli di tutti gli altri prigionieri.* Libertà... *mormora, facendo eco a Incubi, guardando sconcertata quel monile per terra, sentendosì d'un tratto incredibilmente leggera e, per qualche attimo, senza avere la minima idea di cosa fare. - Fuggirrrre! Ssscappare! -  Suggerisce, senza avere torto, il demone, mentre le mura intorno a loro si sgretolano come polvere al vento. Non avrebbe potuto sentire suono più bello, in quel momento, se una risata selvaggia non avesse interrotto il momento. No, non era una sola... almeno due, quelle di Crono e Rhea, mentre si lanciano contro le guardie che, adesso, cercano di controllare una situazione fuori dalla loro portata. E' circondata da centinaia di titani, adesso liberi dalla loro eterna prigionia, tutti che sembrano prima increduli, poi si scagliano contro i greci, avvalendosi di poteri che per millenni erano soltanto nei loro ricordi. Scorge, nella massa dei prigionieri di altre celle, un volto familiare... Lelanthos. Sa che si chiama così, sa che è un suo cugino, ma non ha la minima idea di come faccia a saperlo. Anche lui è lì, ricambia per un attimo il suo sguardo, facendole un cenno al quale risponde automaticamente, prima di abbattersi contro un gruppo di guerdie. Di loro riconosce soltanto... Alastor. Le dispiace, in fondo, che si trovi dal lato sbagliato del coltello, ma non ci può essere pietà per nessuno, quel giorno. Qualcosa comincia a riempirle il corpo... una sensazione di odio, di desiderio di vendetta, di voglia di riscatto... E non è solo lei. Lei vuole vendicare se stessa, millenni di oscurità e prigionia sopportati solo per essere nata nel posto sbagliato e dalla madre sbagliata... Vuole riscattare l'onore del figlio, sfruttato come un animale, e vendicare la sua morte... E Incubi vuole vendicarsi per se stesso, per essere stato rinchiuso lì, in quel corpo, a sua volta senza alcuna libertà e... per qualcos'altro, anche se non sa cosa. Tutto, davanti i suoi occhi, sembra diventare rosso sangue, un urlo che ha qualcosa di più di una normale voce le fuoriesce dalla gola, mentre le unghie si allungano e affilano in artigli, ombre trasudano dalla pelle e si scaglia contro alcuni degli ei che cominciano a materializzarsi lì, nel tentativo di fermarli, nel tentativo di bloccare millenni di rabbia e frustrazione accumulati e liberati sottoforma di violenza animale in quegli attimi... Illusi.*

Nessun commento:

Posta un commento