mercoledì 28 marzo 2012

Distruggere

*Solo un sogno. Un bruttissimo sogno. Cazzo! Scostando le lenzuola che cominciavano a dargli una sensazione di fastidio sulla pelle si scopre il corpo, naturalmente nudo. Le lenzuola cadono a terra, in un tonfo sordo, nel silenzio della stanza, interrotto soltanto dal suo continuo ansimare.
Alza un braccio, schermandosi il viso sudato e contratto in una smorfia di disgusto. Verso sè stesso? Probabile. Ormai quei sogni erano ricorrenti. Sempre lei, ma questa volta era stato un vero e proprio incubo. Gilly, in un angolo, che piangeva. Tutte le sue lacrime. Ancora percepisce la sensazione di paura di lei, quasi fosse sua.
Si agita sul letto, rigirandosi su un fianco. Irrequieto, come poche volte nella sua vita, cerca di rilassare il corpo, teso alla follia. La voglia di uccidere lo sta facendo impazzire e sa già il suo obiettivo, anzi, i suoi obiettivi. Le immagini del sogno, affollano la sua mente e comincia ad ansimare sempre più velocemente, quasi non riuscisse a respirare. In cerca d'aria, lo rivive come se fosse capitato a lui. La ragazzina, così gracile e terrorizzata, messa in un angolo di una stanza buia. Un'ombra oscura incombe sulla sua figura minuta per poi inghiottirla, tra urla e tremolii. Ricorda ancora i denti della ragazzina che sbattevano, per la paura.
 E le lacrime, lacrime calde che scorrevano su un viso segnato dal terrore e dalla delusione. Apre e chiude le mani, cercando di rilassare la parte. Le nocche bianche, scricchiolano per la forza con cui aveva stretto le mani per la rabbia. Se fosse stato mortale e fragile come quelle creature, probabilmente si sarebbero rotte. Conosceva l'identità di quell'ombra, ne aveva sentito parlare quando era a venuto a conoscenza della verità sul passato della ragazza. Con un balzo, lascia cadere i piedi dalla sponda del letto, facendoli toccare a terra. Un brivido gli corre lungo la schiena sentendo il freddo, pungergli il corpo.
Tirando un grosso sospiro per calmarsi, posa i gomiti sulle ginocchia prendendosi la testa tra le mani.
Il cuore gli martellava nel petto, mentre le immagini continuavano a scorrergli dietro le palpebre serrate. Avrebbe voluto vivere lui sulla sua pelle tutto il dolore che la ragazzina ha vissuto e viveva tuttora. Nei suoi sogni, nella sua vita di tutti i giorni. Immagini indelebili che non sarebbero mai andate via. Alzandosi a fatica, barcollando, raggiunge la bottiglia che gentilmente Anya aveva rubato dalla camera di Paris. Ambrosia. Probabilmente l'unica cosa che avrebbe potuto schiarirgli la mente, o annebbiarla totalmente. Il demone ne aveva in gran quantità, stipati in camera sua, non se ne sarebbe mai accorto e anche se fosse non gliene importava nulla. Prendendo la bottiglia dal collo, se la porta direttamente alla bocca. Il liquido dolciastro gli scorre giù per la gola secca. Che sensazione divina! Allontanando la bottiglia da se, la posa senza troppe cure sulla superficie piana più vicina. Una decisione, che da un pò di tempo gli frullava nella mente ora prende una forma concreta: sarebbe partito. Per il Nebraska. O sì, si sarebbe divertito davvero tanto.
Un sorriso malvagio gli si disegna sul viso, un sorriso che avrebbe fatto impallidire il più bastardo di tutti i demoni.
Sì, quel figlio di puttana doveva morire.*

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