sabato 28 luglio 2012

Un'altra vita - FLASH BACK

*A volte il suo demone la lasciava in pace. Quando aveva saziato la sua voglia di ammirarsi e di crogiolarsi nella sua perfezione, rimaneva in silenzio a ricordare. Quel poco che poi c'era da ricordare dato che prima della sua prigionìa nel Tartaro non ricordava nulla che potesse essere negativo per lei. Era come se la sua mente si proteggesse da sola, da ciò che lei stessa non avrebbe voluto ricordare. Non capiva il motivo per la quale la sua memoria tardasse a tornare. A volte pensava non sarebbe mai tornata, altre volte sperava che così fosse. Ricordava un tempo nel quale era cattiva, tanto cattiva, malvagia. Ma era nella sua natura essere così. Essendo una dea dell'Oltretomba, provava un fine piacere nel penetrare il petto di un uomo con una mano, per estrarre l'anima e portarla in quel luogo oscuro.
Era la sua casa.
Un tempo era importante. Un tempo molto lontano in cui tutto sembrava diverso. Aveva estratto l'anima sbagliata, però, ed era finita a marcire in quel luogo dove molti immortali e déi come lei erano stati costretti a passare il loro tempo. Costretti. Nessuno si era mai permesso di piegarli al loro volere, come i Titani.
Poi era arrivato il demone.
Ricordava il momento in cui si era unito a lei. In cui era stata condannata a non amare altri se non sé stessa, ed ora che era libera dalle sbarre del Tartaro ne risentiva ancora di più.
Capiva quanto le persone soffrissero la sua presenza, ma portava la sua mente a non pensarci, o meglio, a pensare che quella fosse solo la loro invidia nei confronti della sua innata perfezione.
Era una persona solare, mai malinconica, perché se fosse stato così sarebbe impazzita. Non si soffermava mai sulle emozioni degli altri. Quello sarebbe stato un distogliere l'attenzione da sé stessa e non se lo poteva permettere. Perché tutti l'amavano. Tutti l'ammiravano e rimanevano incantati a guardarla e ad ascoltare le sue parole. Anche quando li vedeva distogliere l'attenzione, lei pensava perché la sua figura fosse troppo bella da guardare tutta in una volta.
Dovevano farlo.
Strinse il pugno, mentre il demone si stava risvegliando nella sua mente. Mancava poco e sarebbe tornato all'attacco. Ogni giorno, ogni minuto passato era un'agonia per la vecchia Viola, costretta ad ammirarsi, a cibarsi di lei stessa, della sua immagine riflessa in qualunque superficie riflettente. Perché così doveva andare. Perché questo era il destino a cui l'avevano sottoposta i Signori degli Inferi aprendo il vaso di Pandora.*
"Lo specchio. Lo specchio. Guardati!"
*La voce le si insinuò nella testa senza neanche coglierla di sorpresa. Tirò un sospiro e chiuse gli occhi. Solo per un attimo, perché il suo demone diventava impaziente se non avesse fatto subito quello che le diceva*
 "Adesso."
*Non rispose, si alzò dal suo divano rosa fluo e tirò fuori lo specchietto che teneva sempre sul corpo, come se fosse un'arma. Lo aprì e cominciò a guardarsi e i pensieri scomparvero. O quasi, perché non lo facevano mai del tutto. Per la forza dell'abitudine cominciò a lanciarsi dei baci volanti alla sua stessa immagine. Troppo innamorata di sé stessa per vedere oltre a quel piccolo spazio rispecchiante.*

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