sabato 5 maggio 2012

Trama Extra: The Darkest Seduction - Riflessioni

*La discussione avuta con Lucien l'ha quasi spezzata in due per il dolore. Non credeva che le cose potessero degenerare in quel modo, mentre seduta nella loro stanza si rigira tra le mani il suo anello di fidanzamento, quello che aveva accettato con un sorriso radioso in viso e la voce che le tremava. Con un balzo si tuffa all'indietro per ricadere poi con la testa sui cuscini e le braccia spalancate sul materasso. Lo sguardo si fissa sul soffitto, senza osservare alcun punto in particolare. 
Le capitava spesso, in quel periodo di pensare ai libri che aveva letto in passato, nonostante nessuno avrebbe mai pensato che lei si interessasse ad altro, era particolarmente dotata nel "recuperare" prime edizioni o addirittura bozze di libri, scritti, oppure mai pubblicati. In particolare uno le vorticava nella testa da un po' di tempo: "Il Piccolo Principe", un libro che, da quello che aveva visto, veniva dato spesso da leggere ai bambini. Alla prima lettura, ha sempre creduto, che non si potesse capire il vero significato del libro, in particolare ciò che ha voluto trasmettere l'autore attraverso quelle parole.
Ora, nella solitudine della stanza sua e di Lucien le torna in mente un passaggio importante, significativo: quello in cui il Piccolo Principe parla con la volpe. Si parla di "Attesa". Uno stato perenne per qualunque essere vivente, sulla terra e non. Anche tra gli Immortali vi era esso. Lei ne era la prova. Tutti siamo in attesa di qualcosa che, nel bene e nel male, arriva. Che si attenda, oppure no. La volpe spiega al Piccolo Principe che lei lo attenderà. Per essere addomesticata. 
Che bella parola. In quel momento era particolarmente significativo rigirarsela sulla lingua come se fosse una caramella. 
La volpe, saggia, parla di un'attesa prevedibile, di una fiducia che piano piano deve acquisire: la volpe doveva abituarsi alla sua presenza altrimenti non si sarebbe mai abituata. Essa parla, spiegandogli bene cosa vuole. 
I pensieri le turbinano in testa, mentre un'idea balzana le sorge. Una cosa mai fatta in tutta la sua vita. Di scatto si alza, cominciando a radunare il necessario, torna sul letto, incrociando le gambe e comincia a scrivere*

"Ciao Amore. 
Comincio questa lettera dicendoti che non ne ho mai scritta a nessuno in tutta la mia vita e dopo la sgradevole discussione avuta ho avuto bisogno di mettere nero su bianco ciò che mi frullava per la testa. Ho ripreso in mano un vecchio libro dopo che te ne sei andato. Avevo bisogno di distrarmi, e un libro così ne aveva tutta l'aria. Si tratta del "Piccolo Principe". Forse lo conosci, forse no. La parte in cui la volpe parla al Piccolo Principe, però, credo che sia importante per me, per noi, in questo momento. La volpe prega il Piccolo Principe di addomesticarla. Lo vorrei fare anche io. Vorrei dirti quanto è stato bello essere addomesticate. Addomesticate da te. Ma il Piccolo Principe non può rimanere con la volpe. No, prima o poi avrebbe dovuto lasciarla; dopo che essa si fosse abituata alla sua presenza accanto a lui, nella sua vita. Dopo aver guadagnato la sua piena fiducia sarebbe andato via. Perché lui in realtà, il Piccolo Principe, collezionava fiducie. C'è chi colleziona farfalle, chi francobolli. Chi, invece, come il Piccolo Principe, fiducia. Egli vede nella volpe, un piacevole diversivo, nella sua ingenuità fanciullesca. 
Lui ha la sua rosa che l'attende sul suo pianeta.
Scontrosa, irritabile, che nonostante tutto possiede il cuore del Piccolo Principe. la sua devozione. La sua memoria. Essa è occupata dalle cure che dava al piccolo fiore.
Ebbene io non voglio essere la volpe, forse all'inizio l'ho voluto. Essere addomesticata, intendo. No, io voglio essere la TUA rosa. 
Quella che ti sputa in faccia il suo veleno; che si arrabbia anche quando non deve. Che ad un tuo sorriso risponde con un broncio. Quella che ti attende sul tuo pianeta e che ti occupa la mente.
Non vedo la volpe come una figura secondaria. Anzi, ho sempre creduto che fosse molto importante come prima fase. Prima o poi tutti abbiamo bisogno di essere addomesticati. Ma ora, con te, preferisco la rosa. 
Sono una rosa ricoperta di spine, che non attende altro che tu ti punga con esse, ma che, nonostante tutto, tu ci riprova ancora e ancora. Fino ad arrivare al mio centro. 
Penetra il mio centro, ti prego, scava e schiva le spine che mi abbracciano, perché io non lo so fare. 
Parlo di fiducia. Di un continuare a tentare. Di una prova che mi confermi che posso aprirmi e rimanere nuda davanti a te, senza sentire il freddo. Perché dentro di me ne ho troppo. Glaciale, mi tiene ferma, immobile, davanti a qualunque persona si voglia avvicinare troppo a me. 
Non voglio espormi. Non più. Voglio solo essere curata, come quella rosa; essere desiderata come essa. Voglio che tu un giorno mi confronti con le altre rose, e voglio uscire vincente da questo confronto. Perché nessuna rosa potrà mai essere speciale come la tua."


*prende il foglio e, dandogli un piccola spruzzatina di profumo, la lascia sul letto accanto a lei, sul cuscino che di notte accoglie la sua testa mora. Sorridendo triste, spera con tutta sè stessa che il suo compagno la capisca, comprenda ciò che stava accadendo in lei in quel periodo. In cui tutte le certezze le traballando di fronte come immagini sfocate. Con calma esce dalla camera, in attesa che Morte che la venga a cercare.*

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