giovedì 10 maggio 2012

Trama Extra: The Darkest Seduction - Spezzata


- Oggi come sta?
*Stessa frase, stesso tono sconsolato. Da quanto tempo andava avanti quella storia? Rinchiusa nella stanza adibita per lei all'interno della Fortezza, rimaneva sdraiata sul suo lettino rosa, fissando il muro nelle sue crepe e colori centenari. Le ossa le pesavano, non riusciva ad alzare un solo arto per scacciare le persone che le ronzavano intorno in ogni ora del giorno e della notte*
- Come ieri. Nessun miglioramento.
*la voce sconsolata le riverberò dentro come un'eco, accostandosi, mettendosi in fila a tutte le altre che per tutto il tempo aveva udito passiva, senza rispondere, né fare altro cenno per dire "Ho sentito, ora state zitti". La voce dentro di lei, avrebbe voluto aggiungere di andarsene. Di lasciarla in pace. Di lasciarla ammuffire e e sgretolarsi lì, davanti ai loro occhi. L'accozzaglia di voci nella sua testa, di ricordi non molto lontani la investe come una marea, ma esteriormente non faceva nulla. Le voci infernali si susseguivano, chiamandola, chiamandola a loro. No, no! Non avrebbe più passato quell'inferno, nel vero senso della parola. Sentì qualcuno che le alzava la testa per farla bere e mangiare qualcosa. Non riusciva a muoversi, paralizzata com'era nel suo terrore. Racchiusa in sé stessa, prigioniera delle sue stesse paranoie e paure. Era un burattino nelle mani di chi la stava toccando, ancora, ma nonostante la rabbia che provava, nonostante la voglia di scostarsi, non potè fare nulla. La pelle le bruciava ancora dove l'avevano toccata. All'interno della stanza, inizialmente, dopo il suo ritorno sulla terra dagli antri infernali, si erano susseguite varie persone, ombre che la terrorrizzavano a tal punto da emettere sempre e con maggiore frequenza gemiti di puro terrore. Non si fidava di nessuno, tutti potevano farle del male all'interno di quel posto. Solo con Aeron si sentiva un poco sicura, ma anche con lui, l'unica reazione che riuscisse ad avere era un flebile battito di ciglia. La presenza accanto a lei la rassicurava, la confortava, come le sue parole. La voce dolce, così in contrasto con il grosso immortale che era, le faceva da cuscinetto contro la realtà che la circondava. Spezzata e non più lei, non riusciva a reagire, a combattere contro ogni incubo che le si presentava ogni notte, in ogni istante della sua giornata. Ad occhi aperti riviveva ancora le scene all'Inferno, come se stessero capitando ancora e ancora a lei, dentro di lei. Il corpo pesava, nonostante stesse dimagrendo a vista d'occhio, lo sapeva. Combattere, però, avrebbe richiesto uno sforzo maggiore di ciò che ci voleva per sollevare un semplice braccio. Un braccio umano, come il resto del suo corpo, che aveva tanto amato all'inizio, quanto odiato in seguito. La sua maledizione era stata essere appetibile per ogni creatura. Quello stesso cambiamento, reso possibile da Lucifero, inizialmente, aveva pensato che potesse essere un mezzo per farsi amare dal suo Aeron, l'unico che in quel momento l'accarezzava senza dire nulla, con la disperazione negli occhi. Spezzata, ecco com'era. Non semplicemente piegata, tutti i diavoli come lei, nella loro esistenza, erano destinati a piegarsi. No, spezzata senza alcuna possibilità di rimettersi insieme. La vita passata, quella all'Inferno e quella con gli Immortali, erano soltanto un vago ricordo mentre lei, accompagnata dal brusio di voci, ricordi, nella sua testa, voleva soltanto sprofondare in un sonno senza sogni. Si era estraniata dal suo corpo talmente tanto che, ora, non riusciva più a ritrovarsi*

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