martedì 21 agosto 2012

Lost in her thoughts - FLASHBACK

*La notte era fredda a volte. Rimaneva a fissare il muro senza neanche accorgersene, persa in uno stato di inquietudine mista a rassegnazione, in cui le membra erano pressochè immobili. Pesavano. Probabilmente erano tutte le droghe che le somministravano durante il giorno.
La mente era annebbiata per la maggior parte del tempo e lei si ritrovava a ringraziare silenziosamente quello stato, in cui non riusciva a fare altro che rimanere con gli occhi spalancati. E basta.
Il nulla albergava nella sua mente e lei era contenta così. Faceva male ricordare e accoglieva felice quegli splendidi momenti di oblio. Ma non sempre era così fortunata. A volte ricordava e faceva male. Tanto male...*

“Brax, restituisci subito lo zucchero filato a tua sorella! “
*La voce della madre suonava severa. Con la coda dell’occhio, subito dopo aver afferrato con violenza ciò che le aveva rubato il fratello, la vide abbracciarsi ancora più stretta al marito. Avrebbe avuto anche lei un uomo grande e grosso che la proteggeva come suo padre faceva con sua madre, dal semplice freddo. I bambini correvano qua e la nel luna park, troppo contenti per sentire l’aria gelida che li avvolgeva. I genitori li guardavano comprensivi e quasi rassegnati, consapevoli che anche loro avrebbero dovuto fare tutte quelle giostre insieme a loro.
“Visto?”
Fece una linguaccia a suo fratello che non si lasciò scappare l’opportunità di darle un pizzicotto sul braccio ricoperto dallo spesso strato del giubbottino in jeans.*
“Mamma! Brax…”
*Voleva fare la spia in modo tale da fare punire il fratello ma fu interrotta dalla sua voce che le proponeva di salire sulle montagne russe. Il dolore al braccio fu dimenticato e cominciarono a correre verso la giostra, con i genitori che li seguivano da dietro. Ridevano. Anche sua madre si era comprata dello zucchero filato, proprio come una bambina. E suo padre non perdeva occasione per ripulirla con dolcezza. Era orgogliosa dei suoi genitori, pensò mentre correva a prendere posto accanto al fratello. Senza neanche rendersene conto, lui la attirò a sé in un istinto protettivo, per quanto le sbarre di protezione consentissero i movimenti. Aveva sempre avuto paura di quella giostra. Gelidi brividi infantili le scorrevano lungo la schiena al solo percepire l’altezza, ma sentire che suo fratello era lì, pronto a proteggerla le faceva passare tutto. Era solo contenta di essere lì.
Rideva e rideva.
Salutava con la mano i genitori che, abbracciati, li salutavano dal basso ridendo anche loro. Riportando l’attenzione davanti a sé sentì la giostra partire e acchiappò immediatamente la mano che il fratello le stava offrendo pronto. Voltò il viso verso di lui, accennando ad un sorriso tremante, subito ricambiata da un sorriso aperto.
“Stai tranquilla”
disse, poco prima che le parole furono risucchiate dalla velocità. Cominciarono ad urlare, ma non erano urla di terrore. No. Era la felicità che prendeva voce, e partiva dai polmoni per poi uscire dalla bocca. Un senso di libertà infinito le si propagò addosso, mentre alzava le piccole braccia quasi a voler accarezzare il cielo con la punta delle dita. Era felice. Era libera! Solo quando la velocità cominciò a diminuire per poi fermarsi bruscamente, ricominciò a respirare con un ritmo normale. Era durato poco, troppo poco, ma la gola le bruciava per tutte le urla. Le piccole dita strette nella mano di Brax, fecero fatica a staccarsi, ma si ripresero subito. Corse verso i genitori e cominciò a saltellargli intorno. Pronta per un altro giro. Per un’altra emozione. Per la voglia di continuare a toccare il cielo, o per tentare di farlo.*

*Era felice. Il ricordo la tormentava nelle notti più buie e sebbene quello dovesse tirarla su di morale, dovesse diminuire il suo dolore per quella prigionia forzata e ingiusta, non faceva altro che arcuire la sua rabbia e sofferenza.*

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