mercoledì 26 dicembre 2012

Monster don't sleep under your bed, they sleep inside your head - Trama Wicked Nights

*Zacharel era appena andato via, quando lei cominciò a mangiare. Era entusiasta di tutto il ben di Dio che era posato su quel tavolo e lei non mangiava prelibatezze del genere da tanto tempo. Era affamato nell’animo e nel corpo e, appena si ebbe mangiato cibo che, con tutta probabilità equivaleva al fabbisogno di un paese intero, si sdraiò sul letto che aveva appena ordinato alla nuvola di farle comparire davanti. Il sonno tardava ad arrivare, forse anche perché dentro di lei, vi era ancora la paura di essere aggredita quando era più indifesa. Aveva gli occhi sbarrati ed il respiro tranquillo quando tutto cominciò. Le mani cominciarono a sudarle, le membra a dolerle, ma non riusciva ugualmente a rimanere ferma. Riconobbe subito quei sintomi: astinenza. Erano quattro anni che continuavano ad iniettarle ogni giorno droghe e medicinali per farla stare tranquilla. Non prendeva nulla da parecchie ore e Fitzpervert non era riuscito a somministrarle nulla, quindi era proprio nei pasticci. Avrebbe potuto ordinare un tranquillante alla nuvola, ma preferiva smetterla e rimanere lucida volontariamente ora che ne aveva la possibilità. I dolori aumentarono e la sofferenza vera e propria cominciò. Il primo giorno passò in uno stato di dormiveglia, in cui non riusciva a distinguere la realtà dalla fantasia: gli occhi le pesavano, non riusciva a tenerli aperti. I gemiti di dolore che fuoriuscivano dalle sue labbra sembravano urla disperate alle sue orecchie; non aveva la forza di alzare un singolo arto del corpo. Tutto sembrava pesare tonnellate, quindi rimase nella stessa posizione per lungo tempo, con le palpebre serrate e un’espressione di sofferenza sul viso, mentre il respiro andava accelerando ad ogni singolo movimento involontario del corpo. Il secondo giorno fu ancora peggio, se mai fosse stato possibile. Il corpo sembrava scosso da violenti strattoni, le gambe scattavano e la mente si era ormai distaccata completamente dal corpo disteso su quel letto. Le sembrava di aver percepito persino la voce di Zacharel accanto a lei, ma stava anche delirando probabilmente. Nell’incertezza, comunque, alle sue parole ‘stai ferma’ dette con quel suo tono arrogante, gli tirò uno schiaffo. Forte, per quanto ovviamente le braccia riuscissero a muoversi. Anche quando stava male, doveva sorbirsi quell’arroganza? Il terzo giorno andò meglio, anche se la patina di sudore lungo tutto il corpo non accennava a scomparire. Era in un bagno di sudore quando se ne rese conto, ma ancora non riusciva ad aprire gli occhi. Il mondo stava tornando ad assumere i tratti reali e concreti, attorno a lei, ma la rigidità del corpo, neanche quella si decideva ad abbandonarla. I denti erano stretti, i pugni serrati sulle lenzuola fresche, sembrava che volesse aggrapparsi a quello per non scivolare via. Un tessuto morbido e freddo le scivolò lungo il corpo e quasi non se ne accorse. Le gambe erano ora distese in una posizione più comoda, ma ancora la sofferenza c’era anche se sembrava stesse piano piano svanendo. Quando sarebbe finito tutto questo? Si chiese in un momento di lucidità. Probabilmente era più incosciente che presente mentalmente perché il quarto giorno aprì gli occhi di scatto e si guardò attorno, spaesata. Dove si trovava? Si chiese, mentre osservava la stanza spoglia ma molto elegante attorno a lei. Era sdraiata in un grande letto, forse un po’ troppo grande, e ricordò tutto: della crisi di Zacharel che l’aiutava, di tutte le sensazioni infernali che aveva provato. Era tutto vero, quindi. Abbassando lo sguardo rimirò la tunica mai vista che in quel momento indossava. Sgranò gli occhi. Non ricordava di averla indossata prima di andare a letto, gliel’aveva messa l’angelo? La preoccupazione, però, svanì come era arrivata. Non ricordava di averlo mai visto provare più di una semplice irritazione, quindi non si preoccupò di attrarlo. Era per caso contrariata da questo? No, nonostante l’attraesse e non poco, quell’angelo non poteva provare nulla per lui. Come poteva? Quale donna si sarebbe legata ad un uomo simile? Aggrottando la fronte, scostò le coperte che sembravano fresche, dal suo corpo. Si rimirò le gambe e decise di andare a cercare Zacharel per poterlo ringraziare. Fece un giro per tutta la sua nuvola ma non lo trovò. Era ancora impegnato? Non credeva che un angelo potesse avere un’agenda così fitta di impegni. Alzando il viso, parlò alla nuvola, in quel modo avrebbe accelerato la cosa.* Mostrami dove si trova Zacharel. *disse con voce flebile. La voce stentava ancora a riprendersi. Un piccolo televisore le comparve davanti e ciò che vide la sorprese, non poco.*

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