giovedì 15 novembre 2012

Destinati ad incontrarsi - Part 1 [FLASHBACK]




22 marzo 2003 *Paul, il suo bellissimo e dolcissimo Paul. Le lacrime le scendono sulle guance disegnando un percorso doloroso che si va ad infrangere sul lenzuolo di quel letto di ospedale. La notizia dell'incidente del ragazzo le è stata comunicata da un amico in comune e ora eccola, al Mount Sinai Hospital di New York a stringere la mano ad una persona che probabilmente non la sentirà neanche. Un incidente di cui lei si è poco interessata, ma che le ha fatto stringere il cuore nel momento in cui ha saputo di Paul. Lui che non verrà mai a sapere che lei, Anarchia, è stata la ad accudirlo come un bambino, a sbraitare contro le infermiere quando lo trattavano come se nulla fosse quando in realtà l'essere umano sdraiato su quel letto, esanime era ciò che di più caro ha trovato sulla terra. Lui che con il suo sorriso da ragazzino, la faceva sorridere come niente. Che con i suoi regali le faceva stringere sempre il cuore e ora eccolo. Immobile, con la testa bendata, da cui neanche gli occhi spuntavano. Solo la sua bocca a forma di cuore si nota. Pallida e secca spunta da quell'imballaggio mezza aperta, quasi volesse proferire parola ma non riesce* cosa ti hanno fatto? *singhiozza quasi accasciandosi sulla sua mano tiepida, come se volesse tenerlo lì per sempre senza farlo andare via. Lei, la dea indiscussa dell'Anarchia e del Caos, non può fare nulla contro tutto ciò. Contro l'inevitabile* Anche gli dei hanno dei limiti *sussurra quasi a volersi scusare.
Quasi a volersi scusare contro il destino che è toccato a quel ragazzo che il male più grosso che ha fatto è stato rubare un pacchetto di gomme da masticare per poi sentirsi subito dopo in colpa. In colpa! Una cosa a lei sconosciuta. Allunga una delle mani e gli accarezza la testa, sentendo, al contatto con le bende una stretta allo stomaco* Mi dispiace.. *il pianto riprende incessante quasi a non volersi mai fermare. L'epilogo di quella vicenda, di quel calvario durato una settimana, la lascia vuota. Se qualcuno avesse provato ad urlare dentro avrebbe sentito l'eco. Alzandosi a fatica da quella sedia che era diventata il suo letto, si allunga verso di lui e gli bacia la fasciatura* Addio.. *il dolore la sovrasta facendole spezzare la voce a metà parola. Neanche un saluto dignitoso può dargli. Prima di voltarsi per uscire afferra quasi al rallentatore un regalo che lui le aveva fatto anni addietro: un tenero pupazzo di un orsacchiotto con un'aria buffa, che lei aveva tenuto sempre accanto a sè perché le ricordava lui. Prendendolo lo appoggia sul suo ventre avvolto nelle coperte pesanti. Lanciando un ultimo sguardo al computer che segna il battito flebile del suo cuore si allontana, voltandogli poi le spalle. Lui non se ne sarebbe mai accorto.
Uscendo dalla stanza non fa caso a ciò che la circonda. La cosa importante è uscire di la, con una parte in meno di stessa. Un amico che le è stato accanto quando più ne aveva bisogno.
Senza rendersene conto si trova davanti ad un negozio, un negozio di dolci. Colorati lecca lecca dominano la vetrina di quel gioioso negozi. La voglia di vomitare è tanta, probabilmente qualcosa di dolce l'avrebbe aiutata**incerta apre la porta del negozietto e una fragranza zuccherosa le vola sotto il naso. Ovunque guardasse mille prelibatezze la tentano ma il suo sguardo è attratto da lecca lecca posti vicino alla cassa. Determinata, con lo stomaco sempre più indipendente al suo volere si avvicina e li indica* Li voglio tutti *la donna alla cassa strabuzza gli occhi davanti a quel comando, per poi accingersi a riporli tutti in un sacchetto. Strano ma vero le banconote volano fuori dal suo portafoglio per finire nella cassa del negozio. Afferrando il sacchetto oltre il bancone esce dal negozio con un lecca lecca in mano scartato nel frattempo. Portandoselo alla bocca, lo fa scivolare sulla lingua. Spalanca gli occhi di fronte a quel sapore fantastico, sentendo la mente liberarsi come anche lo stomaco rilassarsi. Il dolore per la perdita di Paul la seguirà per l'eternità, ma ora ha trovato un modo per confortarsi*

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