mercoledì 17 ottobre 2012

Presentimenti - Trama: The Darkest Seduction




*Ogni singolo, drammatico istante passava con una lentezza quasi esasperante. Oppure lei non se ne accorgeva più. Il nuovo corpo, che avrebbe volentieri strappato dalle sue stesse ossa, era sudato, imbottito dalle coperte in cui l’avevano rinchiusa per farla rimanere al caldo. Dicevano. Lei era stanca del caldo. Stanca di tutto. Stanca di sé stessa. Stanca di quella situazione estenuante.
Ogni giorno che passava si sentiva sempre più sfibrata. Un fiore troppo fiorito, oramai raggrinzito dentro. Fuori era bella. Questo lo sapeva. Ed era stata questa la sua maledizione, laggiù. Ricordava un tempo in cui era felice. In cui il semplice fatto di avvolgere le spalle di Aeron con la sua coda infernale, le procurava strani tormenti piacevoli dentro il petto. Dietro lo sterno. Quella cosa gli umani la chiamavano cuore.
I diavoli, come lei invece, lo chiamavano “muscolo semplicemente utile per vivere”. Ricordava quando si faceva mettere lo smalto dall’ex custode di Ira. Lo vedeva così, rannicchiato su sé stesso, con l’espressione concentrata sui suoi artigli. Ricordava le risate mentre giocavano. Ricordava tutto.
Ma in quel momento, non riusciva più a sorridere al ricordo di quei momenti felici.
Da tempo, il volto di Aeron, duro e allo stesso tempo dolce con lei, aveva preso il posto di un altro. Un paio di occhi chiari la guardavano, a volte, nei suoi sogni. Capelli biondi, e ali bianche attorniavano la figura dell’uomo. Anzi. Del demone. Credeva di essere per caso un angelo? Aveva sentito che era così. Tutti lo credevano tale, tutti credevano in lui. Tutti credevano in ciò che lui diceva. Sarà stato forse per il suo demone?
Riflettendoci, la Speranza, poteva essere una benedizione ed una maledizione insieme. Da un po’ di giorni, lungo il suo corpo intatto e la sua anima martoriata, si faceva strada l’idea che la sua vita sarebbe cambiata, di lì a poco. Non credeva di avere più niente con sé, solo sé stessa. E non bastava.
Ma quell’idea, che piano piano cercava di insinuarsi nella sua mente, la convinceva sempre di più di ciò. Voleva dimenticare. Dimenticarlo.* Basta... *sussurrò. Probabilmente erano solo idee balzane, fatte da una mente ormai spenta. Ma le sensazioni non andavano via, mentre piano, si rigirava tra le coperte ormai fradicie. I ricordi di lui, di quei muscoli guizzanti sotto le sue dita le facevano solamente venire i brividi dalla paura. Le lacrime cominciarono a scenderle lungo le guance, troppo terrorizzata per ricacciarle indietro. Perché doveva ricordare? Avrebbe voluto solamente farsi fare un lavaggio del cervello.
Persino dai Cacciatori sarebbe andato bene! Ma non era così fortunata. Tutti la ricoprivano di attenzioni, tutti la tempestavano di silenzi poco desiderati.
E lei non aveva il coraggio neanche di guardarli negli occhi, perché sapeva che avrebbe visto dentro i loro solamente tristezza e disperazione. Ne aveva già tanta dentro di sé che farsi carico anche di quella altrui l’avrebbe definitivamente rotta. Ma gli occhi azzurri tornarono, si affacciarono nella sua memoria. Occhi bramosi, che la fissavano. Strinse le palpebre. In fondo voleva solo dimenticare, e dimenticarlo. Ma aveva la sensazione che tutto questo non sarebbe stato mai possibile.*

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